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Uno scivolone pericoloso


La contesa con la Francia per gli emigranti non ci voleva proprio. È stato un grave errore che rimette in discussione la posizione italiana in Europa.

Vecchie regole internazionali e interessi nazionali confliggono tra loro.  I sovranismi reciproci (non solo l’Italia e il suo attuale governo sono tacciabili di sovranismo) traggono alimento da un canto, dall’egoismo di chi sta bene e non ama e non vuole chi sta peggio e, dall’altro, dall’obiettiva difficoltà, nell’emergenza, di assicurare un’accoglienza accettabile.

Si sostiene, spesso, che Germania e Francia hanno accolto ben più profughi dell’Italia. Si dimentica, però, che Francia e Germania sono Paesi con un’estensione e una popolazione maggiori. Fatte le debite proporzioni, non c’è molta differenza. Quindi, questo è un argomento non valido. A ciò si aggiunga che la nostra economia non è così forte, come la loro, e che pandemia e crisi finanziaria hanno inciso in modo molto più nefasto in Italia che altrove, data la nostra debolezza strutturale.

Sono considerazioni ovvie come è ovvio che la questione dei flussi emigratori è stata e sarà sempre di più, in futuro, un terreno di scontro.

Di fronte al fenomeno delle migrazioni, politiche od economiche che siano, da quasi un decennio si discute in Europa senza venire a capo di nulla.  È uno dei tanti “buchi neri” della non politica europea. Il risultato è che i Paesi del Nord, lontani dal Mediterraneo, non hanno alcuna intenzione di accogliere i profughi, Germania e Polonia hanno ingoiato milioni di Turchi, Ukraini e Siriani, qualcuno ha chiuso le frontiere (come l’Ungheria) e gli altri Paesi rivieraschi del Mediterraneo devono sbrogliarsela da soli.

La legge del mare impone il salvataggio dei naufraghi che dovrebbero essere sbarcati nel primo porto considerato “sicuro”. Di lì, poi, dovrebbero essere smistati in base alla loro qualifica e, cioè, se profughi politici od economici.  In teoria, i politici dovrebbero essere accolti e quelli economici o assorbiti (se interessano, come i Turchi in Germania), o rispediti indietro.

Rispedirli indietro, però, è impossibile. A parte il fatto che, in genere, sono sprovvisti di documenti d’identità, i costi per il rientro sono enormi, i Governi di origine non li vogliono e i profughi non intendono rimpatriare. Questa è la situazione.

            Ma, al di là delle cifre e delle regole, questa gente comunque disperata non è una colonna di numeri. Sono persone, con i loro affetti, le loro speranze, le loro famiglie.  Non possono essere considerate solo dei numeri o delle percentuali. Il problema non è né giuridico né politico, è umanitario.

Le frontiere marittime europee sono tali che l’onda dei profughi che si riversa sui Paesi europei del Mediterraneo non può essere contenuta con sofismi giuridici e tanto meno, con la forza. In un certo senso, è una calamità imprevedibile nei numeri ma prevedibile nelle circostanze.

Il fatto è che sull’immigrazione ci mangiano tutti: i trafficanti di carne umana, i mediatori, gli aguzzini dei campi d’asilo improvvisati frettolosamente in Africa, le ONG, che fanno da taxi, previo appuntamento, per imbarcare i profughi che, spesso, sono anche naufraghi. E di profughi ne muoiono a migliaia in mare, uomini, donne, vecchi e bambini. È una tragedia collettiva che dovrebbe impegnare tutta l’Europa, punto di approdo delle speranze di questa gente. Ma concretamente, non si fa nulla. È come ai tempi della pirateria. La condannavano tutti ma i pirati continuavano ad assalire le navi e a fare i loro commerci e, spesso, i governi ci guadagnavano sopra.

Tutti si restringono nel loro nazionalismo egoista che, come tutti i nazionalismi, guarda solo al presente e fa finta che si tratti sempre di emergenze e non di un cambiamento strutturale.

Lo scontro franco-italiano è lo scontro fra due sovranismi, arricchito da 500 poliziotti stesi a tutelare la frontiera francese con l’Italia. Macron è un democratico, liberista, europeista d’indubbia fede, per questo virilmente osteggiato da Marina Le Pen. Se, invece di Macron al governo di Parigi ci fosse stata la destra, certamente nazionalista e sovranista, avrebbero schierato l’esercito sulle Alpi?

Indubbiamente, il governo italiano ha creduto di avere una sponda favorevole a Parigi, dopo l’incontro Meloni-Macron, senza valutare le difficoltà della politica interna francese. Una leggerezza pericolosa. Non sono tanto i poliziotti sulle montagne a preoccupare per questo scivolone quanto l’appello di Macron agli Stati europei di stare in guardia nei confronti dell’Italia, che accusa di scarso senso di umanità.

I Francesi, infatti, che sono molto più umani di noi, in questa squallida sceneggiata si sono presi i 200 profughi sbarcati a Tolone ma, per ripicca, hanno sospeso i permessi regolari già accordati per il passaggio in Francia dall’Italia di circa altri 2.000 rifugiati. Insomma, nella faccenda, ci hanno pure guadagnato.

In Europa, per tutta una serie di motivi facilmente comprensibili, abbiamo bisogno di unità e di fruire di tutte le possibilità offerte dall’Unione europea, soprattutto per il Fondo Sociale e il PNNR. Ricucire lo strappo sarà molto difficile.

La debolezza genetica della nostra politica estera continua a dare i suoi frutti. Possibile che l’Italia non sia in grado di creare un fronte mediterraneo in grado di opporsi alle contestazioni francesi e di stimolare l’avvio di un dibattito serio sulla politica che, finalmente, l’Unione europea dovrebbe avere sull’immigrazione?