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Un Paese ostaggio di Putin


Le recentissime dichiarazioni di Putin alla Duma della Federazione russa sollevano un gravissimo problema internazionale a proposito della Moldavia.

Putin, infatti, ha dichiarato che intende recedere dal riconoscimento della sovranità internazionale della Moldavia, che in tal modo, secondo l’opinione di Putin, tornerebbe a far parte dei territori russi, alle spalle dell’Ucraina, sollevando il problema della presunta repressione moldava nei confronti dei russofoni residenti in Trasnistria.

Per meglio capire cosa si prospetti, ecco un quadro illustrativo della situazione.

La Moldavia (capitale Chisinau, con circa 3.7 milioni di abitanti) fu un Principato autonomo, popolato da abitanti di lingua neolatina (romena), tributario dell’Impero Ottomano dal XIV al XVIII secolo.

            Dopo il XVIII secolo, il suo territorio fu spartito tra la Russia zarista (che annesse la Bessarabia), l’Austria-Ungheria (che annesse la Bucovina) e la Turchia, che incorporò la parte orientale del Paese, corrispondente all’odierna Moldavia.

            Nel 1940, a seguito dell’accordo Molotov-Von Ribbentrop, la Moldavia fu occupata dall’Unione Sovietica. Rioccupata dalle forze dell’Asse, nel 1941, dopo il 1944 fu di nuovo annessa all’Unione Sovietica e trasformata nella Repubblica Socialista Sovietica Moldava.

            Con la dissoluzione dell’URSS la Moldavia dichiarò la propria indipendenza il 27 agosto del 1991, riconosciuta dalla Russia di Gorbaciov.

Il territorio della Moldavia

Successivi negoziati con la Romania per riportare la regione moldava nel suo ambito storico originario si conclusero con la constatazione che era meglio non pregiudicare al momento i rapporti con la Russia e lasciare i confini tra i due Paesi così come erano stati definiti dopo la 2° Guerra mondiale.

Restò nel limbo la questione della parte orientale della Moldavia, la Trasnistria.

            Questo territorio (capitale Tiraspol, con circa 600.000 abitanti), al di là del fiume Nistro, era ovviamente parte della Repubblica Socialista Sovietica Moldava, incorporata suo tempo nell’URSS.

            Divenuta la Moldavia indipendente, nel 1991, sono subito insorti dei problemi con questa regione moldava che è a netta maggioranza russofona.

Il territorio della Trasnistria

Dal marzo al luglio 1992 la regione è stata interessata da una guerra che è terminata con un “cessate il fuoco”, garantito da una Commissione congiunta tripartita tra Russia, Moldavia e Transnistria, con la creazione di una zona demilitarizzata tra la Moldavia e la Transnistria a ridosso del fiume Nistro.

            La questione è irrisolta, perché l’Ucraina ha bloccato i mercenari russi che spalleggiavano la Trasnistria e la Moldavia intende esercitare la propria sovranità su questa regione ribelle che, però, è appoggiata dalla Federazione russa.

            Il 18 marzo 2014, poi, la Transnistria ha chiesto l’adesione alla Federazione russa a seguito dell’annessione della Repubblica di Crimea alla Federazione.

La sedicente Repubblica della Trasnistria non è riconosciuta da nessuno Stato delle Nazioni Unite, rientrando nella piena sovranità della Moldavia che non è membro né dell’Unione europea né della Nato, pur avendo fatto richiesta di adesione.

La prospettiva conseguente  è che rischia di aprirsi un nuovo fronte bellico che coinvolgerebbe tutta l’area meridionale dei Balcani.

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