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Palafitte sul mare: I Trabocchi”


Gabriele D’Annunzio, che a San Vito Chietino ebbe il suo eremo, cantò la Costa dei Trabocchi nel “Trionfo della Morte”: 

“Proteso dagli scogli, simile a un mostro in agguato, con i suoi cento arti il trabocco aveva un aspetto formidabile”.

“Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simili ad un ragno colossale…”.

E ancora:

“La grande macchina pescatoria composta di tronchi scortecciati di assi e di gomene che biancheggiava singolarmente simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano”.

“Il trabocco, quella grande ossatura biancastra protesta su la scogliera..forma irta e insidiosa in agguato perpetuo, pareva sovente contrastare la benignità della solitudine. Ai meriggi torridi e ai tramonti prendeva talora aspetti formidabili”,

“…fin negli scogli più lontani erano conficcati pali a sostegno dei cordami di rinforzo; innumerevoli assicelle erano inchiodate su per i tronchi a confortarne i punti deboli. La lunga lotta contro la furia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva di vivere di una vita propria, aveva un’aria e un’effige di corpo animato”.

Non esiste migliore modo per descrivere queste macchine da pesca facendone sentire la poesia e l’unicità.  I trabocchi che caratterizzano la costa abruzzese, ma anche molisana e garganica, pare siano stati opera dei cinesi nel IV-V secolo, e si ritiene che tale modello sia stato utilizzato dai bizantini fin dal 587. Uno degli episodi più clamorosi fu l’assedio di Caffa, avamposto genovese nel Mar Nero, avvenuto nel 1345.

Altra ipotesi di studiosi, circa le sue origini, è quella che il nome trabucco deriva dal latino “trabs”, ovvero trave. Per altri, deriva dall’antico francese “Trabone”: un’antica macchina murale per gittare. C’è, inoltre, chi associa quest’invenzione ai Fenici.

Cosa sono, o per meglio dire, sono stati i trabocchi fine ad un passato abbastanza recente?

Non altro che una imponente costruzione realizzata in legno strutturale che consta di una piattaforma protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d’Aleppo, dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall’acqua, due (o più) lunghi bracci, detti antenne, che sostengono un’enorme rete a maglie strette detta trabocchetto.

In altri termini, delle macchine per la pesca, trasformati negli ultimi anni in suggestivi ristoranti di pesce.

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