Marionette e buffoni


La prima uscita politica del centro-destra non è stata un bel vedere. Anzi, ha rivelato fratture profonde tra gli alleati e, financo, nell’opposizione.

Alla Presidenza del Senato è stato eletto Ignazio La Russa, di FDI, un vecchio volpone, politico di lungo corso, che ha fatto un discorso d’insediamento sereno ed equilibrato, in perfetta corrispondenza con quello di apertura della senatrice Liliana Segre, che presiedeva l’Assemblea.

Berlusconi (ancora lui!), dopo nove anni è rientrato in quel Senato che lo aveva cacciato. Doveva essere contento del risultato personale ottenuto. Ormai faceva tenerezza, diventato quasi un’incolpevole vittima del sistema. E invece, no, vuole ancora strafare. La sua lista di ministri non è gradita alla Meloni, che è la sola che può decidere.

E, allora, lui fa le bizze. Gliela farà vedere alla Meloni chi comanda. Il centro-destra è suo e se l’è inventato lui.  È lui il padrone del vapore. Una scudisciata ci vuole, tanto per farle capire chi comanda davvero e, così, ha fatto le bizze: Forza Italia esce dal Senato e non vota. Addirittura, si parla di andare da Mattarella da soli. Come dire: noi siamo un’altra cosa della Meloni e della Lega.

È vero, sono un’altra cosa. Inutile. Come soldatini ubbidienti (o fantocci), tutti i suoi deputati l’hanno seguito. Berlusconi ha deciso e noi si esegue. Passi per i nuovi eletti che sono i più ignari ma gli altri? Tutti inquadrati e ubbidienti. Nessuno pensa. Non serve ragionare. Basta Berlusconi a farlo.

 Forza Italia è un partito in declino grave, legato a Berlusconi da ragioni insondabili, ma gli elettori non sono stati larghi di consensi con Forza Italia. Conta sempre di meno e fare le bizze non aiuta. Anzi, questo modo di fare della vecchia politica è controproducente. Un po’ di farsa, e passi – questo è anche il paese di Pulcinella – ma mista a preoccupazione.

In un momento tragico per la storia d’Italia, quando si auspica la coesione politica nel comune interesse del Paese, la coesione manca e, soprattutto, difetta nella maggioranza di governo. Perché, poi? Perché la Ronzulli non piace alla Meloni e invece, Berlusconi ne fa una tragedia e non si fa menare per il naso da una ragazzetta di borgata. Per una ragazzina sì, ma è un altro caso.

Il cittadino medio si chiede: ma chi è la Ronzulli? Ha 47 anni, nata a Milano, di professione infermiera. Stato civile: separata con una figlia. Attività politica: membro del Parlamento europeo dal 2009 al 2014 e senatrice della Repubblica dal 2018. Gruppo sanguigno: fedelissima di Berlusconi.

La sua attività politica non è stata eccezionale ma migliore di molte altre: Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e membro della Commissione industria, commercio, turismo di Palazzo Madama. Vice-capogruppo del partito al Senato dal 9 novembre 2018 e dal 15 febbraio 2021 è la responsabile per i rapporti con gli alleati con il compito di coordinare, su indicazione di Berlusconi, le strategie comuni agli altri partiti della coalizione di centro-destra per le iniziative e per il programma.

Nel luglio 2019 presenta una sua proposta di riforma del sistema degli affidi e della gestione dei minori allontanati, che prevede, tra l’altro, il diritto alla difesa per le famiglie, l’impugnabilità dei provvedimenti, il rafforzamento del sistema dei controlli, l’istituzione del Registro degli affidamenti e dell’Osservatorio sulle case famiglia. Nel marzo 2021 deposita un disegno di legge per rendere obbligatoria la vaccinazione per il personale sanitario contro il Covid 19 e riceve violenti attacchi e minacce di morte sui social. Sulla questione energetica e del gas prende uno scivolone, sostenendo che un impianto di rigassificazione serve ad estrarre il gas dal giacimento (!).. Nel maggio 2022 viene nominata da Silvio Berlusconi commissario di Forza Italia per la Lombardia per ridare slancio al partito nella regione.

Nell’esercizio della sua attività ha avuto molte controversie di carattere non politico (beghe di famiglia): accusata di coinvolgimento nel caso Tarantini, scontri e contumelie con l’allora ministro Alfano e la moglie, Sonia, accuse di Susy De Martino, altra deputata europea di FI. Chi vuole può trovare su Internet notizie più precise.

In realtà, neppure la Ronzulli è il casus belli. Che la Ronzulli possa essere la miccia per far esplodere il centro-destra è solo assurdo. Il fatto è che Berlusconi non ci sta sotto la Meloni.

Se gli isterismi senili del fondatore di FI continueranno, ne verrà fuori un discredito enorme che la Meloni potrà governare solo con grande fatica. L’impatto elettorale (sono vicine anche le elezioni regionali) non può essere sottovalutato. La posizione di FI è ispirata da ragioni personali e non trova consensi. I voti diminuiranno ancora, a beneficio della Lega e di FDI.

La questione è molto delicata. Non abbiamo ancora un governo e il Paese sta facendo una navigazione molto difficile. Intanto Letta spara dichiarazioni, le sue sì, davvero, incendiarie, in un contesto internazionale. Ha preso l’abitudine di piangere sulla sconfitta e di recriminare all’estero. Dimentica quanto gli elettori l’abbiano punito per i suoi errori. Ma insiste, perché il PD è coerente. Fuori dal potere rischia di dissolversi.

Se il Paese non si presenta unito dinanzi alla catastrofe, il sistema politico- istituzionale rischia di essere spazzato via dalle proteste popolari. Tra imprese in enormi difficoltà o che chiudono, il lavoro che manca, il freddo e la più generale crisi economica, innestata su una guerra sanguinosa e devastante, il rialzo dell’epidemia e la minaccia di uno scontro nucleare, il caso Ronzulli è un acino d’uva in una foresta.

L’opposizione non esiste. Anche qui i buffoni non mancano. Per definizione, gli oppositori sono quelli che hanno perso le elezioni, ma non è detto.  Forse la Meloni deve guardarsi più dai suoi alleati che dai suoi avversari, tant’è vero che l’aiuto per eleggere La Russa è venuto proprio dall’opposizione.

Tutti negano, ovviamente, di averlo fatto. I miracoli, si sa, possono avvenire dovunque, anche al Senato.  In conclusione, alla prima occasione, la maggioranza di centro-destra ha votato contro se stessa mentre l’opposizione ha votato per la maggioranza. Più chiaro di così!


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