fbpx

Il caso Cospito


Il caso Cospito occupa i mass media.

È un caso miserevole. Un anarchico, condannato per vari reati, assimilato a mafiosi e terroristi, soggetto a misure di controllo speciali, il famigerato 41 bis.

Cospito ha iniziato uno sciopero della fame per protesta.  Vuole uscire dal 41bis e vorrebbe che ciò fosse possibile per tutti i carcerati soggetti a questo trattamento.

Poiché è debilitato, ovviamente, è stato trasferito in un carcere dove la struttura sanitaria è più attrezzata per assisterlo.

È un martire? Sembra di sì. Non è un martire dell’anarchismo, ma della Corte di cassazione che ha confermato la sua detenzione.

Pilatescamente, i giudici hanno deciso di rivedere il caso il 6 marzo. Per loro non è un’emergenza se, nel frattempo, debilitato, il condannato muore. Se la considerassero davvero un’emergenza, si riunirebbero domani, ma evidentemente non la pensano così. È come quando un ammalato grave decide di fare una Tac. L’appuntamento è per tre mesi dopo. Se nel frattempo l’ammalato muore, pazienza. Se l’è cercata lui. 

I suoi seguaci hanno cominciato a manifestare: disordini, polizia in piazza, vetrine sfondate, macchine bruciate. Il solito sceneggiato.

Agli occhi della politica dell’opposizione, naturalmente, è il governo di destra responsabile di tutto.

Sembra che il Cospito abbia avuto dei contatti incoraggianti con alcuni esponenti mafiosi in carcere, soggetti allo stesso regime detentivo.  Sono interessati alla sua battaglia contro il 41 bis. L’abolizione di questa misura li favorirebbe tutti. È comprensibile.

Meno comprensibile è il fatto che una delegazione de PD sia andata a visitare il Cospito “per verificare le sue condizioni”, esercitando un preciso diritto dei parlamentari.

Perché è meno comprensibile? I parlamentari, anche se del PD, non sono medici e la loro visita ha suscitato molte perplessità. Cosa hanno a che fare i parlamentari del PD con un anarchico condannato a vari anni di detenzione per reati giudicati dalla magistratura passibili del regime del 41 bis? Nulla.

Dalle dichiarazioni rese l’altro giorno alla Camera dall’on. Donzelli, vicepresidente del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) emergerebbe, in base ad intercettazioni, che questa delegazione di parlamentari avrebbe incoraggiato il Cospito a proseguire nella sua azione, pericolosa per la di lui salute, condividendo i principi della sua azione e, sembra, assicurandogli ogni possibile sostegno in sede politica.

Dal dibattito scomposto che è seguito in Parlamento, tutta l’opposizione si è scagliata contro il Donzelli per le accuse infamanti rivolte al PD, che ha rivendicato i suoi morti nella lotta alla mafia. Donzelli dovrebbe chiedere scusa e dimettersi, il PD è atrocemente offeso e così via.

Queste polemiche lasciano il tempo che trovano, come quelle sul livello del contante o sul POS. O il Donzelli è in grado di dimostrare ciò che dice, è allora sono i parlamentari visitatori che dovrebbero dimettersi, oppure il Donzelli parla per voci di corridoio e dice sciocchezze pericolose. Non a caso il Presidente della Camera, Fontana, ha convocato un giurì d’onore per dirimere la questione.

Comunque vadano le cose, però, alcune riflessioni s’impongono.

La prima è che il governo non c’entra per nulla. Non è una questione politica se il Cospito è in galera secondo quanto deciso, bene o male che sia, dalla magistratura.

La seconda è che le intercettazioni, se sono utili, lo sono per capire ciò che accade nelle segrete stanze, anche in carcere. Ma se le intercettazioni sono segrete anche per il vicepresidente del Copasir, allora, a chi sono utili?

La terza è che se le intercettazioni ci sono, allora le si tirino fuori. A questo punto è il segreto di Pulcinella, tutti ne parlano ma nessuno le ha ascoltate.

La quarta è che la violazione fatta dal Donzelli dell’eventuale segreto delle intercettazioni è molto meno grave di ciò che potrebbe risultare dalle stesse.

La quinta è che l’anarchismo, se si comporta come il terrorismo, non è più una libera di professione d’idee, forse discutibili, ma è generatore di reati contro le persone e il patrimonio e, come tale, va perseguito.

Un altro illustre digiunatore, non per sé ma per ben altri motivi ideali, Pannella, non smosse delegazioni di parlamentari della sinistra né vi furono polemiche analoghe.

La strumentalizzazione del caso Cospito è solo un triste esempio della mancanza d’idee dell’opposizione.