

AOSTA – Parte da una realtà inconfutabile Giulio Tarro, virologo, Primario emerito del Dipartimento diagnostico dell’ospedale Cotugno, di Napoli: “Gli immigrati extracomunitari superano senza difficoltà o, addirittura, non si ammalano di coronavirus in quanto sono protetti dal vaccino antitubercolare reso obbligatorio dalle leggi italiane, soprattutto nei luoghi di lavoro. Un antidoto che fortifica il sistema immunitario, scongiurando l’attacco del virus”.
Il virologo, allievo dello scienziato Albert Sabin, scopritore del vaccino contro la poliomielite, eletto ‘ Virologo del mondo’ nel 2019, caldeggia il richiamo del vaccino anti TBC, in età adulta, per tutta la popolazione italiana e ribadisce: “Gli extracomunitari sono un esempio”.
Spiega come il ‘complesso primario’ che si forma nei bambini, una volta somministrato il vaccino antitubercolare, irrobustisca dagli attacchi virali. “In Italia – riprende il professor Tarro – non è previsto il richiamo nell’età adulta, dopo i vent’anni. Un’assenza grave che deve essere colmata se vogliamo scongiurare patologie virali sempre più gravi e frequenti”.
Esprime un cauto ottimismo sulla realizzazione di un vaccino contro il coronavirus: “Gli anticorpi monoclonali della patologia Mers si stanno rivelando utili contro l’infezione”. Richiama l’attenzione sul sistema adottato dai cinesi: “Utilizzano gli anticorpi prodotti da persone guarite per curare altri pazienti contagiati”. Sottolinea: “In Cina e in Corea la linea della progressione virale è piatta. L’Italia ne uscirà”.
L’età della popolazione italiana ha la sua incidenza sul numero di infezioni e di decessi: “Siamo tra i popoli più anziani del pianeta – ricorda il professor Tarro -. Il virus può uccidere anche perché il sistema immunitario si indebolisce con l’età”. Ribadisce il concetto dell’utilità di ritornare al richiamo della vaccinazione antitubercolare: “E’ una difesa indiretta contro il coronavirus”.
